David Quammen: «Forse servirà un vaccino l’anno contro il Covid-19. Ma il vero problema è produrne per tutti»

David Quammen: «Forse servirà un vaccino l’anno contro il Covid-19. Ma il vero problema è produrne per tutti»

David Quammen: «Forse servirà un vaccino l’anno contro il Covid-19. Ma il vero problema è produrne per tutti»


«I governi di tutto il mondo non stanno facendo abbastanza per prevenire nuove varianti e, caso affatto remoto, una futura pandemia». David Quammen, lo dice da tempo, non si stanca mai di ripeterlo. Questa volta in una videochiamata Zoom dal suo studio, libri affastellati sugli scaffali che lo circondano, unico oggetto delle sue ricerche da più di un anno – «non vedo l’ora di potermi muovere, ma non mi posso lamentare, almeno avrò tempo di studiare un po’ di italiano» – addosso un pile verde militare, tazza da tè alla sua sinistra e poltrona nera sullo sfondo. La trama che ha portato il mondo ad affrontare il Coronavirus è stata snocciolata a più riprese nelle ricerche sue e di innumerevoli scienziati. «Adesso bisogna insistere con i vaccini. Ma per evitare che la cittadinanza povera del mondo rimanga emarginata saranno necessari maggior investimenti nelle case farmaceutiche. Serve un cambio di passo. Il prima possibile».

Mr. Quammen, la variante Omicron non è un’evoluzione della variante Delta, ma piuttosto un mix tra Alpha, Beta e Gamma. Cosa significa di preciso?
«Gli scienziati sudafricani, a cui va dato il merito di aver riconosciuto la nuova variante dopo aver sequenziato appena 12 casi, hanno subito individuato un numero anomalo di mutazioni, difficili da rilevare tutte insieme. Solo nella proteina Spike, quella che permette al virus di attaccarsi ai nostri recettori, ne sono state contate trenta, una cosa mai vista».

Come è potuto succedere?
«Ci sono due ipotesi. La prima si basa sull’alta capacità di mutazione del virus in una persona immunodepressa, la stessa situazione che gli ha permesso di svilupparsi nella variante Alpha in Inghilterra, nella Delta in India e nella Beta sempre in Sudafrica. Se, come accade normalmente, il tempo di permanenza in un individuo è ridotto, al momento del contagio non si presentano ulteriori complicazioni; al contrario, di fronte a difese immunitarie basse il virus ha più tempo per replicarsi, ha più probabilità di evolversi. E dunque diventare più trasmissibile e pericoloso. Sei mesi fa ho parlato con Penni Moore, virologa sudafricana che da tempo studia le mutazioni del Covid-19, e già allora era molto preoccupata per l’altissimo numero di persone immunodepresse in Sudafrica, causato anche dall’impossibilità di curarsi con medicine a basso costo dall’Hiv/Aids. Purtroppo le sue preoccupazioni erano fondate».

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E la seconda ipotesi?
«Un’altra possibilità è che il virus abbia subito una mutazione in un animale selvaggio, per esempio il visone, come già accaduto in passato. In America uno studio pochi mesi fa ha rilevato in alcuni Stati la percentuale di “cervi dalla coda bianca” che hanno contratto il virus è sorprendentemente alta, in Iowa addirittura il 60 %».

Un anno fa lei ha detto che nel peggiore dei casi il Covid-19 sarebbe riuscito ad adattarsi per eludere le nostre contromisure. È una buona soluzione, come ha annunciato la dimora farmaceutica Pfizer, creare un apposito siero per l’Omicron, che sembra più trasmissibile ma al contempo contenibile con gli attuali vaccini?
«Sì, la trovo una buona soluzione, peraltro non difficile da realizzare con i vaccini a Mrna come Moderna e Pfizer. Per capire con certezza il grado di trasmissibilità e di resistenza al vaccino serve però più tempo. Sono risposte che non si trovano in un Pc o in un laboratorio, ma con l’epidemiologia, che vuol dire quantificare le persone infettate, capire la loro reazione e poi compararla con quelle che scaturiscono dalle altre varianti. È osservazione, non sperimentazione».

Le case farmaceutiche dovrebbero fare un nuovo siero per ogni variante a questo punto?
«Questo avviene già con i virus dell’influenza, che hanno combinazioni di genomi differenti. Forse ogni anno avremo bisogno di un nuovo vaccino o di un richiamo. Il problema vero tuttavia non è la creazione, ma convincere gli scettici e produrre in quantità sufficiente a contrastare l’iniquità».

A proposito, Covax, il programma dell’Onu che si prometteva di rendere accessibile il vaccino ai Paesi più poveri non ha funzionato. Erano previste due miliardi di dosi entro il 2021, ne sono state consegnate molto meno della metà. Come sono potuti essere tanto miopi i governi dei Paesi “ricchi?”
«Il 24 novembre, giorno in cui è stata scoperta la variante Omicron, in Africa era vaccinato completamente il 7 % della cittadinanza. Si tratta ovviamente anche di un problema di logistica, di gestione delle risorse sul quale è necessario intervenire. Ma su più di 8 miliardi di dosi distribuite nel mondo, meno del 3 % sono state destinate al continente. È una disparità inaccettabile, che deve essere abbattuta per la salute nostra e di queste persone: maggiore è la percentuale di persone che non si vaccina, maggiori sono le mutazioni del virus».

Secondo lei sarebbe giusto allora sospendere i brevetti delle principali aziende farmaceutiche?
«Se per queste società non c’è profitto allora non ci sono nemmeno ricerca e produzione. Perché non abbiamo avuto nessun vaccino per l’Ebola nel 2014? Perché non c’erano soldi. È triste, ma è così. Penso che i governi ricchi, Paesi Ue, Uk, Usa, debbano essere pronti a investire nel finanziamento delle compagnie private. Altrimenti non ci saranno vaccini per la prossima pandemia».

Governi che dunque non stanno facendo abbastanza per prevenire nuove varianti e la prossima pandemia che, secondo il parere suo e di molti esperti, non tarderà molto ad arrivare?
«No, non stanno facendo abbastanza, né in termini di prevenzione per evitare il prossimo virus, né di controllo per limitare al massimo la diffusione del Covid-19. Ci sono ovviamente differenze a seconda del tipo di leadership: Germania e Italia hanno reagito bene, gli Stati Uniti nell’amministrazione Trump niente affatto. In ogni caso, per sconfiggere le renitenze in una democrazia bisogna convincere i cittadini, piuttosto che obbligarli. Altrimenti questi si ribelleranno, in maniera attiva, a volte violenta. Ma questo richiede un capitale politico molto elevato».

Oltre che una lotta alla disinformazione e al continuum di avversione che va dallo scetticismo al negazionismo, e che viene cavalcato dall’estrema destra, in Europa come negli Stati Uniti
«Certamente. Elemento fondamentale è l’implementazione di una migliore comunicazione da parte delle istituzioni e di un’informazione in grado di contrastare le follie che ogni persona, nella continua ricerca della conferma dei suoi bias cognitivi, è oramai in grado di raggiungere sul web. È una lotta contro confusione, paranoia, “sciocchezze”, astio e odio, che in un periodo come questo diventano pericolosi».

Tornando alla variante Omicron, qual è dunque il modo migliore per non buttare il tempo che il Sudafrica ci ha donato?
«Abbiamo un problema sui test. Molti di questi dicono che il virus è presente, o è stato presente, ma per sequenziare il virus da una persona servono, ancora una volta, più tempo e investimenti. Nel Regno Unito per esempio sono stati bravi a identificare la variante Alfa proprio perché hanno condotto a fondo una sequenza del genoma. E lo stesso ha fatto il Sud Africa. L’unione Europea per esempio ha finanziato un consorzio, ma bisogna fare di più».

A cosa sta lavorando adesso?
«Sto scrivendo un libro il cui titolo più papabile sarà “novel virus”. Il Covid-19, dall’origine, su cui ancora non si concorda appieno, alle varie mutazioni, sarà il protagonista insieme ai 93 virologi e autorità sanitarie che ho intervistato. Sarà un libro sulla scienza e sulle persone che la studiano. Ovvero sui loro patimenti, stress, competizioni, sofferenze, fallimenti e successi».

Più fallimenti o più successi?
«Difficile rispondere. Sicuramente sarà una storia di ricerca, di investigazione. Di un mistero che potrebbe continuare ancora per molto tempo».



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di Samuele Damilano
espresso.repubblica.it
2021-12-15 09:00:00 ,

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